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Messina ospita il 14° Dalai Lama: finalmente il sogno di Accorinti si avvera


Un assetto cittadino tranquillo in una domenica di settembre, di una tranquillità che dà sentore di pace. Ed è stato proprio questo l'argomento chiave di una giornata che ha puntato i riflettori, non solo quelli del Teatro Vittorio Emanuele, ma dell'intera città, su Tenzin Gyatso, attuale Dalai Lama del Tibet, oggi in esilio, e Premio Nobel per la pace nel 1989 per la sua contrarietà all'uso della violenza nella lotta del suo popolo per la liberazione del Tibet.

Tra mille polemiche, grandi aspettative e tante curiosità, si è svolto un evento che Renato Accorinti aspettava da ben 21 anni. Una città spaccata in due, schieramenti contrapposti: quello del sì e quello del no ad una venuta che ha raccolto partecipanti provenienti da più parti.

Il "maestro oceanico" tocca presto una nota dolente e dichiara: "Dobbiamo promuovere la fratellanza ed è meraviglioso che la Sicilia, da anni, accolga chi fugge dalla guerra. Vi ringrazio, - dice - noi tibetani in esilio siamo 150mila ed ai rifugiati bisogna dare aiuto per aiutarli poi a tornare a casa." Non sa, però, che tra i messinesi non mancano coloro che, ormai saturi di quella che viene chiamata invasione, questa affermazione non la digeriscono, né la masticano.

Non bastava una sola presentazione per una personalità tanto importante, così a quella della conduttrice, ne è seguita una seconda, più articolata e rievocativa, quella del Sindaco, il quale ha ricordato un episodio dai tratti premonitori, per poi far notare ai tutti i presenti che i Comuni di Messina sono 108 proprio quanti sono i grani del rosario dei monaci tibetani.

Adesso, anche noi sappiamo che la visita di Sua Santità del Tibet era da moltissimo tempo agognata dal tanto contrastato Renato e che, se non fosse stato per l'errore di quel giornalista, che in tempi non sospetti aveva individuato in Accorinti il Sindaco della città, il Dalai Lama qui, a Messina, ieri non lo avremmo visto.

Nel misticismo generale, delle domande formulate e del pubblico tanto accorato, la magia del Vittorio Emanuele si spezza: il costruttore di pace non può trattenersi più! Ha fame ed è subentrato un intoppo fisiologico. Allo scoccare dell'orario previsto, con estrema puntualità e precisione, deve andare. Fine della trasmissione.  

Svaniscono le ambizioni di poterlo ancora ascoltare, si scioglie la fila degli addetti stampa in coda per porgli la domanda per la redazione del proprio pezzo giornalistico. Che dire? In fondo, siamo tutti umani.




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