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"Parto anonimo" e diritto alle origini biologiche in Italia

Il Comitato Nazionale per il Diritto alle origini biologiche urla il diritto dei "figli di NN". I non riconosciuti alla nascita, lasciati al momento del parto, desiderano ardentemente sapere chi sono e da chi provengono; rivoltano l’Italia come un calzino per conoscere il nome della propria genitrice, reclamando il loro diritto all'identità e alla salute. Anna Arecchia (in qualità di Presidente) e Giovanni Mangione (membro) fanno capo al 'Comitato Nazionale per il diritto alle Origini Biologiche', che si batte per i tanti figli non riconosciuti alla nascita, affinché venga alleviato il dolore di chi è stato condannato all'abbandono a vita. La Corte Europea dei diritti dell’Uomo nel 2012 e poi la Corte Costituzionale, nel 2013, hanno considerato la Legge italiana poco equa, favorevole solo alla madre e totalmente schiacciante per il figlio.

L'anonimato della madre a vita (prima autorizzato allo scopo di evitare decisioni irreparabili) è stato dichiarato incostituzionale, quindi si è deciso che il diritto della donna a non essere nominata cessa di fronte ad una espressa richiesta, presentata dal figlio al giudice, e al fine di bilanciare i due diritti. La madre biologica viene sottoposta ad interpello affinché possa riesprimersi. Anche le Sezioni Unite della Cassazione si sono espresse in merito, nel gennaio 2017. I cittadini non riconosciuti alla nascita possono, pertanto, presentare istanza di "interpello" delle proprie madri, che può essere accolta dal giudice. Il giudice non può negare in modo automatico al figlio l’accesso alle informazioni inerenti alle sue origini. Tuttavia,ancora alcuni Tribunali in Italia non si sono allineati a tutte queste pronunce giurisprudenziali, motivando il non accoglimento delle istanze, con l'attesa della Legge dello stato. È per questo che il Comitato per il diritto alle origini lancia l'ultimo disperato appello ai senatori, affinché concludano l'iter legislativo arenato tra la II Commissione (Giustizia) e V Commissione (Bilancio, Tesoro e Programmazione).

"Porgiamo i nostri più sentiti ringraziamenti ai signori redattori e alle loro redazioni, per quanto  vorranno ancora scrivere in merito a questa problematica - esordiscono Mangione e Arecchia - Un grazie a Lucia Bellaspiga di Avvenire, Laura Badaracchi di Donna Moderna, Giuseppe La lota La Sicilia, Concita Occhipinti di Vittoria Daily, Maria Salomone di Corsaro del Sud. Non possiamo che ringraziarvi - dicono - per aver tradotto tanto bene le nostre emozioni. Non c'è più tempo. Ogni giorno che passa può rappresentare Purtroppo, la morte di un'altra madre biologica senza che questa venga raggiunta. In questi anni, persino diversi figli sono deceduti, ormai anche loro anziani e senza che lo Stato abbia loro concesso di poter svelare quel segreto che li ha tenuti incatenati per una vita intera."

"In fondo, - prosegue Mangione - stiamo solo chiedendo un diritto fondamentale per i cittadini, che sia riconosciuto per Legge, come accade nella maggioranza dei Paesi europei. Sono 400mila i figli in attesa, dal 2008, della modifica della Legge ferma in Senato (DDL 1978),  cittadini, che da una vita si interrogano sulla propria storia personale e vorrebbero recuperare quel tassello mancante della loro vita." Mangione ricorda quanto dichiarato dalla senatrice Venera Padua il 4 Novembre  2017: "Rassicuro i componenti del Comitato Nazionale per il diritto alle origini biologiche, compreso lo stesso Mangione, sul fatto che mi impegnerò io stessa, in maniera pressante, - dice - a sollecitare la risposta del Governo e a completare l’iter previsto per l’approvazione del Disegno di Legge, subito dopo la chiusura della sessione di bilancio." "Martedi 12 dicembre saremo di nuovo nel calendario della commissione bilancio. - afferma la Arecchia - Ci auguriamo che anche stavolta non si concluda con l'ennesimo rinvio che ne evita la discussione."

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