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Agricoltura biologica: il primato di Sicilia e Calabria

L’agricoltura biologica rispetta la naturale fertilità del suolo, escludendo l’utilizzo di prodotti di sintesi (concimi, pesticidi… ) e di organismi geneticamente modificati (OGM). È disciplinata a livello europeo dal Reg. CE 834/2007, che rappresenta la norma principale di riferimento a tutti gli addetti del settore e, da quelle successive, che tengono conto dell’etichettatura di determinate categorie di prodotti. Tale certificazione bio, è un importante attestato di garanzia per il consumatore.

Ad oggi sono ben 60mila le aziende italiane in possesso di tale certificazione. La Sicilia è al primo posto con 9.444 unità, seguita dalla Calabria con 7.978. (i dati fanno riferimento all'anno 2017) . Si parla di un settore, il biologico, sempre in via di crescita e di trasformazione. Negli ultimi anni, infatti, si è passato da una tendenza rivolta a mercati di nicchia, ad un vero e proprio stile di vita. Dati confortevoli visto che è in notevole aumento la categoria di consumatori italiani attenti alla propria salute e a quella dell’ambiente.

1 commento:

  1. Commento a: Agricoltura biologica: il primato di Sicilia e Calabria
    di Lucia Cava gennaio 16, 2018

    Come tutte le realtà rimaste un po arretrate, magari per naturale diffidenza rispetto all'innovazione dei "cittadini della campagna", e non secondariamente per amore nei confronti del proprio lavoro ed orgoglio per la qualità della produzione che, localmente, fa la differenza rispetto al prodotto importato: ci si trova ad essere all'avanguardia. Senza nulla togliere all'intraprendenza della giovane imprenditoria che ha saputo spendersi e perpetuare tali valori.
    Valori, tra l'altro che solo possono concorrere su un piano per essi vincente, rispetto alla grande produzione e distribuzione che fa il mercato. Mettersi su di un altro mercato è la scommessa vincente, laddove su quello della quantità si è ancora meno competitivi.
    Accade che, con il sostegno del consumo attento, si possa mantenere anche produzioni di nicchia che diversamente sparirebbero. Le biodiversità e produzioni regionali che sono la bellezza e la forza che ha fatto grande la tradizione culinaria italiana nel mondo, con tutte le sue sfaccettature regionali, trae linfa da qui. Cosa aggiungere alla bella segnalazione dell'articolo di Lucia Cava: l'invito a sostenere questo percorso di qualità che già, un consumo avveduto ha portato a rinascere e con esso l'attenzione alla qualità della vita ed il diritto a ben nutrirsi con gusto e tranquillità, secondo le proprie più sane tradizioni e le scelte più innovative dei grandi chef internazionali che sono ambasciatori di questa pacifica rivoluzione culturale, nel mondo.

    Claudio Marchese

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